Resonance for simpathy

when two string instruments are in the same room and one of them is made to vibrate by the executor, the second vibrates in "simpathy" entering in resonance with the first. The same happens to souls

mercoledì 17 aprile 2013

La vita e' un flusso

La vita e' un flusso Sto sempre più prendendo consapevolezza del fatto che la vita non è un succedersi di eventi distinti, bensi' un flusso. Il modo in cui concludiamo un' iterazione con qualched'un altro va ad influire su quello di reagire di questi con altri. Il nostro modo di trattare una persona si trasferisce sulla prossima che questa persona incontra ed il piu' delle volte quest' ultima trasmettera' quell' energia alle altre che incontrera'. Viviamo in flussi energetici continui e questi possono essere positivi o negativi. Il flusso in cui siamo immersi e' positivo o negativo a seconda dell'influenza positiva o negativa ricevuta dagli altri ed e' possibile cambiare segno a tale energia ad ognuno di noi. Ogni qualvolta ricevviamo da altri (o da noi stessi, coi famosi pensieri negativi) influssi negativi, possiamo reagire mantenendo la negatività e diffindendola. Questo è ciò che facciamo quando, frustrati dalla negatività che ci circonda scarichiamo sugli altri rabbia, disappunto, astio, crudelta' . Allo stesso modo, quando riceviamo o produciamo negatività possiamo riconoscerlo e stoppare il proceso. Presa la consapevolezza dell'energia negativa che riceviamo possiamo allontanarci ( mentalmente, fisicamente) e non accettare il carico emotivo negativo. In questo modo interrompiamo un flusso di energia negativa. La modalità estrema che possiamo applicare per massimizzare la conversione da energia negativa a nergia positiva rappresentata dal PERDONO. Quando perdoniamo a qualcuno i propri errori mettiamo in circolo un' ondata di buoni sentimenti. Di contro, quando puniamo un toprto con le nostre parole e comportamento inneschiamo un flusso di sentimenti, energia negativa. Siamo noi responsabili della positivita' o negativita' che ci circonda. Siamo noi a scegliere che segno dare alle energie che immettiamo sugli altri. Ieri pomeriggio sono stata al colloquio con le maestre del mio 9enne. Mi sono trovata ad ascoltare una serie di appunti sul calo del rendimento scolastico che non mi coglieva impreparata. Negli ultimi mesi Leonatdo ha fatto di tutto per farne il meno possibile! Ero consapevole di questo e pure un po di sarmata, visto che nel frattempo è stata mia cura cercare di spingerlo a tornare ad impegnarsi. Mi son sentita però aggredita sul personale dalle maestreInfatti non hanno solo parlato del calo di attenzione e/o impegno del bambino ma anche ipotizzato che questo fosse legato al mio lavoro, al mio non essergli accanto ogni giorno mentre fa i compiti. Non e' una novita':le maestre del mio grande non vedono di buon occhio il mio impegno lavorativo (del quale oltretutto io non ho mai parlato loro) , questo mi e' chiaro sin dall' inizio. Ma continuo a sentirmi sotto attacco quando mi si ipotizza che mio figlio non ha bisogno di una madre che rientri alle 7 di sera, che i bimbi sono spugne, se una mamma ha impegni che la distraggono dal dare amore ed attenzione a loro poi soffrono etc. Tutto questo escludendo che io e mio marito (perché siamo una famiglia BI-genitoriale) con modi e tempi diversi seguiamo come sappiamo i nostri figli. Non condivido queste visioni limitanti della figura materna e del suo ruolo. Ho ascoltato cercando di individuare il loro punto. Per me il punto è: Leo ha cominciato a stare poco attento e non vuole impegnarsi come prima. Mi sono focalizzata su questo. Ho chiesto alle maestre sostegno nello spronare il bambino, assicurandole che NOI (famiglia) avremmo fatto lo stesso e sono uscita. Tornando a casa, in auto ho deciso che il senso di rabbia provocatomi dalle parole di discredito del mio essere madre non lo avrei rovesciato su Leo. Ho salutato mentalmente la scena delle maestre che mi incolpavano, le ho perdonate per avermi fatta sentire cosi' malamente giudicata ed ho allontanato il pensiero. Mi si e' come liberato un peso sui polmoni, mi son sentita meglio. A casa ho portato a Leo l'attenzione sugli effetti del disimpegno che da tempo io e mia madre ( che lo segue per i compiti) gli imputiamo. Ho cercato di non rovesciargli addosso rabbia e frustrazione. Lui gia' stava lottando col senso di colpa e dispiacere che lo facevano piangere. Gli ho fatto notare come stava male in quel momento e gli ho ricordato come ha raggiunto quello stato d'animo....non impegnandosi ha avuto riscontro negativo del suo percorso ed ora sta male. Gli ho fatto ricordare come si sentiva bene quando tornava a casa con voti di cui era soddisfato o quando imparava cose nuove da condividere. Ed anche in questo caso gli ho ricordato facendo cosa ( studiando ) aveva ottenuto tali risultati. Alche' leo si e' come rasserenato, ha dato l idea di aver trovato la chiave di volta: "allora mamma torno ad impegnarmi per tornare ad essere felice". La vita e' un flusso

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